Le gite
sono state molte e non le racconto in dettaglio; se vi interessa, potete
vederle tutte, con foto e particolari, sul mio sito http://biomidea.com/gambadelegn/ ; ma voglio sottolineare che dal 2000 al 2005 ho percorso oltre
40.000 Km, conquistato più volte lo Stelvio e i passi Dolomitici: “Irma la
Rossa” mi ha sempre riportato a casa. Poi “Zucchero”, dal 2009, mi ha regalato
altre avventure ed anche lui, non mi ha mai tradito e neppure deluso. Io, in
compenso, non ho mai preteso più
di quanto potessero darmi e ho sempre compreso e mai cercato di oltrepassare i
loro limiti.
Non scrivo questo per vanto mio, ma per lode al modello e per
dare sicurezza a chi, col Nuovo Falcone, ha l’ingiustificato timore ad
oltrepassare i confini della propria provincia. D’altra parte il NF venne anche
usato dalla Polizia Stradale, i cui agenti, d’inverno e d’estate, percorrevano
giornalmente centinaia di chilometri.
Ma una cosa è
tassativa: questa moto non è come quelle moderne dove si cambia l’olio e si fa
un tagliandino ogni 7/8.000 chilometri; qui siamo negli anni ’70, quando l’olio
durava 2/3.000 Km (non per la qualità degli oli, ma per “imperfezione”
meccanica); questa moto, se viaggia, va curata e questo fa parte del “gioco”;
ed è importante seguire la manutenzione in prima persona, sia per i costi che
per la grande soddisfazione del “totale possesso e controllo”; la semplicità
della struttura e di funzionamento del NF, lo consentono; anche ad un
principiante.
Ogni gita
importante si controlla l’olio, le punterie, anticipo e puntine; la catena va
tirata ogni 1.000, il carburatore va pulito, cambiate le guarnizioni, il
filtro… la candela…i freni…
D’altra parte,
negli anni ‘60/’70 normalmente, chi aveva l’auto, ma soprattutto la moto
(quest’ultima, in particolare, veicolo d’utilità e non di divertimento), era in
grado di provvedere personalmente al cambio olio, pulizia e sostituzione
candela, pulizia carburatore, regolazione minimo e a tutta l’ordinaria
manutenzione (che infatti è ben spiegata sul libretto d’uso e che non richiede
particolare attrezzatura).
Oltre alla
manutenzione, è poi importante il modo di guida, tanto, veramente tanto
diverso, dall’approccio che abbiamo con le moto odierne; 40 anni non sono pochi
ed oltretutto il NF era già almeno “anziano” alla nascita, se un acuto
cronista-collaudatore, nell’aprile 1972, per la presentazione del NF Civile,
scriveva su Motociclismo:
“L’esperienza
dei motori
moderni ci
ha insegnato a non lasciare in pace la manopola del gas, a prevenire ogni calo
con una sgassata e col NF ciò capita all’inizio, anche più spesso perché questo
motore ha proprio l’aria di volersi continuamente spegnere. Ma siamo noi che
non abbiamo mai conosciuto questo tranquillizzante piacere di un minimo da
motore diesel. Con il gas chiuso, il contagiri perde quota: 600 giri e la
lancetta si fissa li, non accenna che impercettibili oscillazioni, mentre il
motore sgrana il suo rosario di colpi; per poco non viene voglia di contare:
uno, due, tre, quattro…
Sobbalza
la moto a una partenza un po’ allegra; il motore si ribella, eccolo già a
cinquemila giri che manifesta tutta la sua insofferenza agli alti regimi
innescando una vigorosa vibrazione. “Clac” fa il
cambio all’innesto della seconda. Ci par d’essere degli aguzzini: non si
strapazza così una vecchia signora. Delicatezza ci vuole. Si chiude il gas e quando il motore ha
perso tutta la sua inerzia di rotazione, dolcemente si preme la leva del
cambio; poi si da gas lentamente, senza fretta e il motore sale di giri
trascinando il volanone. Altro cambio al
rallentatore, e via; così va bene…
Le parole
che ho evidenziato in rosso, balzano all’occhio, se si pensa che la
presentazione è quella di un modello da poco uscito sul mercato. Già allora,
appena nato, il NF andava trattato diversamente dai “motori moderni”; le
cambiate dovevano essere lente, lasciandolo scendere di giri, per non
strapazzare una “vecchia signora”.
Figuriamoci ora,
dopo quarant’anni, il “disagio” che può provare un giovane pilota abituato alle
moto di ultima concezione. Il primo commento dei nuovi proprietari è, di
solito: …”il cambio non funziona… le marce non entrano e grattano…”
Per questi motivi
molti “appassionati”, dopo il primo entusiasmo, abbandonano il NF in un angolo
e, dopo qualche mese di inattività, la situazione è difficilmente recuperabile
(soprattutto dal punto di vista psicologico): per cui la moto resta nell’angolo
(pronta al giretto ma inaffidabile per qualcosa di più impegnativo); ammirata
ma “morta”; oppure verrà rivenduta.
In definitiva,
per “vivere” correttamente il NF, guidarlo con piacere (nostro e suo) e
conservarlo in buona efficienza, bisogna fare “un tuffo nel passato”.
Piero